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Mass media, politica e “realtà virtuale”

Recordare Roberto • 13 Gennaio 2020

mass-media-politicaCon il termine realtà virtuale solitamente si intende la simulazione attraverso sistemi informatici di situazioni reali, ossia la simulazione della realtà. Ma la realtà esiste nella nostra mente, ossia dall’interpretazione degli impulsi elettrochimici che i nostri sensi ci fanno arrivare.


Ma cosa succede se quello che ti arriva è distorto? Cosa interpreta il nostro cervello?

Nisargadatta Maharaj, maestro spirituale indiano, considerato uno dei più rappresentativi esponenti della scuola induista non dualistica delVedānta, invitava a capire il pericolo di accettare tutto ciò che si dice, che si legge ed accettarlo senza metterlo in discussione, diremmo in linea con il pensiero anche del Buddhismo con la famosa frase: “Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo”, che ci fa meditare sul nostro bisogno di un riferimento a cui attingere, a cui attaccarci per avere una verità o un credo.

Facendo diventare tutti nostri maestri nella misura in cui gli attribuiamo quel ruolo, dando più importanza al nostro riferimento, ossia più al contenitore stesso che al contenuto.

L’invito del buddhismo è quello di distruggere le verità assolute e sperimentarle in prima persona, approfondendo ogni cosa senza pregiudizio con la coscienza che oggi, quello che ci arriva e captato dai nostri sensi in prima battuta è un messaggio distorto che dobbiamo raddrizzare con l’approfondimento ed entrando nel merito delle cose.

Per questo, bisogna mettere in discussione il Buddha stesso, perché la missione di insegnamento del guru e di liberare i suoi seguaci da lui. Il guru istruisce i suoi seguaci nella tradizione del rompere la tradizione.

I mass media come guru?

Se il nostro guru diventano i media, la nostra conoscenza non si riferisce alla storia reale, ma a quella creata dai media. Noi elaboriamo i nostri ragionamenti in base alle informazioni che riceviamo, senza considerare che l’informazione oggi è mediata da “spin doctor”, “centri studi” e “think tank”, di cui non conosciamo generalmente nemmeno l’esistenza.

Queste strutture oggi sono più influenti e pervasive che mai, con l’obiettivo di condizionare in qualsiasi modo, direttamente o indirettamente i giornalisti e quindi di conseguenza la gente comune.

Con la complicità di un sistema politico inadeguato, che segue a ruota l’impatto mediatico e i sondaggi più che le idee. Perché oggi non si fanno grandi strategie per il futuro ma si guarda l’immediato che significa allungare il potere del momento o conquistarlo.

I giornalisti dovrebbero essere osservatori critici della realtà, svincolandosi dal fiume di informazioni che arrivano già confezionate o distorte da queste strutture che hanno come obiettivo quella di condizionare la percezione a proprio vantaggio, in base a chi ha dato loro l’incarico.

Gli interessi della politica attraverso i Mass Media mass-media-politica-consenso

Le forze messe in campo possono essere molteplici, ma se l’interesse privato si sposa con chi dirige i governi, la cosa può diventare devastante. Oggi è facile, più di quanto non si creda proprio perché gli obiettivi della politica sono sull’immediato.

Cadere nella “corruzione” di un vantaggio di qualsiasi tipo, che può essere di mantenimento del potere o di un vantaggio post legislatura, riesce a innescare grandi matrimoni tra la politica e i gruppi che dirigono gli spin doctor a proprio vantaggio.

Molte volte, nell’inconsapevolezza della politica del fine ultimo dei sistemi mossi dai grandi gruppi di interesse.

Quindi quando la “voce dello Stato”, voce percepita come veritiera per la stragrande maggioranza della popolazione, in quanto dovrebbe essere vincolata a criteri di oggettività, risulta mediata ad arte e quindi i dati vengono in qualche modo rappresentati in un certo modo se non addirittura manipolati, il cocktail diventa pronto per essere servito.

Codificare il messaggio

Il cittadino, a prescindere dall’ideologia, non riesce a decodificare un dato che può sembrare oggettivo, indipendentemente dal colore del governo, dove il lavoro degli spin doctor che non distingue e non rispetta la separazione tra il dovere della neutralità del dato, rispetto agli obiettivi che si sono posti, e quindi non si comportano da servitori dello stato, (anche perché di fatto non lo sono), e né per l’interesse generale, ma difendono gli interessi del loro datore di lavoro.

In fondo non fanno altro che “aggiustare” i messaggi, cercando di trovare il giusto punto di vista per ogni situazione e per ogni evento.

Gli spin doctor agiscono meglio in quei contesti dove il sistema dell’informazione è autonomo dal sistema politico, proprio in ambienti considerati democratici, perché riescono da una parte a orientare i giornalisti e dall’altra ricattare la politica attraverso i media.

Il cerchio si chiude e tutti diventano partecipi di un unico sistema regolato ad arte, perché gli spin doctor conoscono perfettamente i meccanismi che regolano l’informazione e conoscono benissimo le tecniche psicologiche per condizionare le masse.

L’azione dei Media per il consenso

L’azione dei media oggi è quella di far accadere le cose piuttosto che informare sull’accaduto. Ricordiamo che l’ideologo storico degli “spin” è Edward Bernays, nipote di Freud, che attingendo proprio agli studi di Freud, scriveva nel 1928 il saggio “L’ingegneria del consenso” dove scriveva:

“Se capisci i meccanismi e le logiche che regolano il comportamento di un gruppo, puoi controllare irregimentare le masse a tuo piacimento e a loro insaputa”.

Oggi si riesce più facilmente ad influenzare i leader, anche senza il loro consenso, condizionando di conseguenza di tutti quelli che credono il loro.

Quindi, se ad esempio, due leader si contrappongono su un argomento, e magari hanno due modi diversi di centrare un obiettivo, tutti si porranno il problema se stare da una parte o dall’altra sulla modalità del raggiungimento, senza mettere in dubbio lo stesso unico obiettivo, che di fatto entrambi perseguono.

E questo vale per tutti i settori della salute, dell’economia, dell’educazione, dell’industria, dell’ambiente, ecc.

mass-media-politica-enti-autonomiGli studi proposti dagli enti “autonomi”

Questo avviene di solito creando degli studi di enti “autonomi”, che poi vengono riportati dai media, attraverso un meccanismo abbastanza semplice, ossia:

  • l’azienda A finanzia la Fondazione B
  • che a sua volta finanzia il centro di ricerca C
  • il quale pubblica una ricerca funzionale agli interessi di A.

Risulta difficile che un giornalista vada a fare un’inchiesta per verificare questo giro, in quanto il problema prioritario del giornalista resta “l’effetto mediatico della notizia” al minor spreco di risorse per averla, più che la notizia sia proprio vera, anche in considerazione delle fonti che diventano sempre attendibili, anche se dopo vengono smentite.

Per questo si fa affidamento sulla memoria corta, sul poco interesse all’approfondimento e sul fatto che ormai le bugie dette da chiunque non vengono più stigmatizzate, ma trattate come “normale” notizia falsa senza nessuna conseguenza per chi l’ha creata e diffusa.

In fondo al pubblico piace la spettacolarizzazione dell’informazione e si aspetta sempre qualcosa di nuovo che lo possa sorprendere ed eccitare.

Quindi è importante creare news anche artificiali, per sopperire a carenze che possano creare buchi di informazione. Magari concentrando l’attenzione sull’immagine di un politico rispetto ai suoi programmi o magari avallando rappresentazioni semplicistiche e stereotipate della realtà.

L’influenza che i media esercitano sulle masse

Ma restando ancora all’influenza esercitata sulle masse attraverso i media, Bernays, influenzato dalle teorie dello zio Freud, nel suo libro “Propaganda” (1928) scrisse:

“La manipolazione cosciente e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse è un elemento importante di una società democratica. Coloro che regolano i meccanismi nascosti della società costituiscono un governo invisibile, che rappresenta il vero potere dominante. Noi siamo governati, le nostre menti vengono modellate, i nostri gusti formati, le nostre idee ispirate in gran parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare”

e ancora:

“Quasi tutte le azioni della nostra vita – in politica, negli affari, nella nostra condotta sociale, nelle nostre valutazioni morali – sono dominate da un numero relativamente piccolo di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano le menti delle persone.”

Il massacro di Ludlow e i Rockefeller

Dal 1928 ad oggi sono passati 92 anni e ancora questa cosa è compresa solo da pochi, e i grandi gestori di interessi internazionali come i Rockefeller che hanno utilizzato queste tecniche fin dal 1914 nel massacro di Ludlow, quando per porre fine ad un lungo sciopero nella Colorado Fuel & Iron Company, John D. Rockefeller fece assaltare gli stabilimenti uccidendo venti persone, tra cui due donne e undici bambini bruciati vivi.

Costretto a difendersi dalle accuse dei media, avviò una task force di controinformazione per difendere la propria reputazione. Un’operazione fondata su informazioni molto accurate che dopo molto tempo risultarono false quando ormai era tutto passato.

Personaggi che ancora oggi utilizzano con esperienza e studi sul tema ormai di un secolo, continuano a gestire le stesse tecniche indisturbati con l’avallo del silenzio dell’intera popolazione mondiale.

Mass Media e Politica: i meccanismi che costruiscono l’Opinione Pubblica consenso-delle-masse

Walter Lippmann, che per mestiere faceva lo spin doctor, nel saggio L’opinione pubblica (1922), sostenne il problema rappresentato dal meccanismo tramite si costruisce l’opinione pubblica, ossia del fatto che le persone conoscono e giudicano il mondo attraverso le informazioni che gli arrivano dai media, ritenendo che i media accentuassero la divergenza tra i fatti e la loro rappresentazione, drammatizzando certi aspetti e ignorandone altri, rafforzando i concetti stereotipizzati, facilitando così la fabbricazione del consenso da parte di una certa élite sovranazionale, capaci di far vedere l’immagine del mondo a loro più conveniente grazie alle tecniche di persuasione di massa, manipolando le coscienze a tavolino.

Sapendo che se non si parla di una cosa è come se non fosse mai accaduta, ed è indifferente che qualcuno sia a conoscenza se non ha la forza di farlo sapere al resto del mondo e se soprattutto il resto del mondo ha la voglia e la capacità di interessarsi all’evento, se non gli viene propinato con una certa tecnica, specialmente quando è una realtà che non desideriamo.

Teorie pervasive dagli anni ’80 fino ad oggi

Ma nel 1980 queste teorie, attraverso la maggiore diffusione dei media a livello mondiale, divennero ancora più utilizzate invadendo qualsiasi campo, diventando protagonisti indiscussi specialmente nel racconto in tempo reale.

Dove il giornalista assume maggior potere e comincia ad essere temuto dalla politica che man mano capisce il problema e cerca una mediazione, cercando di occupare il più possibile il settore, senza rendersi conto di stare al di sotto del livello della strategia globale dell’informazione e che quindi non può che restare relegata all’interno delle discussioni di contrapposizione politica tra la versione A e la versione B dell’unico obiettivo già prefissato a monte.

Per questo i media oggi i canali del main stream si muovono come un branco di pecore e tutto ciò che viene riportato da uno dei media e praticamente la copia speculare di tutto il resto del branco, riuscendo con l’informazione a creare una società indottrinata e disinformata, incapace di avere la percezione di tutto questo.

 

Fonte: articolo di Roberto Recordare
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